A cosa servono i confini? Dal latino finis che significa fine o limite, il confine traccia una linea di demarcazione fra sé e l’altro.
Molte sono le situazioni di disagio in cui fra le cause c’è proprio questo tema: l’incapacità di definire e soprattutto rispettare i confini nella relazione educativa. A cosa servono? Se fra casa nostra e quella dei vicini non ci fossero dei confini? Ogni territorio, ogni proprietà, ma anche ogni organizzazione e le società stesse si strutturano per mezzo di confini, ovvero attraverso dei veri e propri limiti, oltre cui succedono delle cose.
Se entrassi forzatamente in una casa che non mi appartiene, verrei denunciata e arrestata per avere violato un confine.
Quali sono allora i confini fra genitori e figli?
LA DIFFERENZA
Un primo confine si costituisce per differenza: essere grandi significa avere imparato a riconoscere il bene e sapere perseguirlo. I grandi insegnano ai piccoli come si conquista questa conoscenza. I piccoli si attaccano, cioè si affidano ai grandi per diventare come loro e conquistare così la stessa conoscenza.
La differenza in essere delle diverse identità e dei diversi stati di conoscenza delimita la relazione stessa e ne costituisce delle vere e proprie regole interne: mamma e papà sanno ciò di cui i figli hanno bisogno e procurano loro il necessario a soddisfare tali bisogni.
LA CONOSCENZA
Mamma e papà sanno. I grandi sanno ciò di cui c’è bisogno per diventare grandi, cioè in grado di fare da soli. Questo sapere deve essere trasmesso con sicurezza e determinazione. La mamma e il papà sanno quando è ora di spegnere la tv o il cellulare; sanno quando è ora di alzarsi per andare a scuola, sanno quando è ora di rientrare a casa, sanno perché spegnere la tv o il cellulare, sanno perché andare a scuola, sanno perché rientrare ad una certa ora. Spesso invece i grandi hanno paura, sono smarriti di fronte alla caparbietà dei figli. Crediamo di doverli convincere della giustizia delle nostre scelte attraverso la persuasione e diventiamo vittime della nostra stessa insicurezza e indecisione.
Certamente dobbiamo spiegare loro perché il cellulare a 12 anni non si usa a tutte le ore e a cosa serva, consapevoli però che non sarà la sola spiegazione a proteggerli dall’abuso eventuale di uno strumento così potente.
Oggi fra le paure più frequenti di un genitore c’è quella di deludere i figli, timore da cui nasce spesso una pericolosa ambivalenza: il desiderio e l’attuazione di un rapporto paritetico in cui l’unico confine è anamnestico. Come se la vicinanza e l’amore si nutrissero dell’uguaglianza mentre è proprio l’asimmetria che rende un genitore capace veramente e fino in fondo di prendersi davvero cura dei propri figli.
di Eleonora Alvigini