Mi capita spesso di aiutare mamme che si sentono sole nonostante abbiano una famiglia.
K., 40 anni, ha una bambina di 7 anni e viene da lontano. Vive in Italia da 20 anni, ha fratello e sorelle, ma si è separata da un marito che è tuttora assente anche nella vita di sua figlia. Da quasi un anno un piccolo gruppo di volontari (Sos Bambini) aiuta questo nucleo famigliare aiutando la piccola A. con i compiti oppure offrendole momenti di svago.
K. lavora e fa la mamma, ma quando il sabato o la domenica arriva la volontaria per sua figlia, lei non vede l’ora di poter condividere quello stesso spazio, come se la bambina da guardare fosse proprio lei. Ne nasce una specie di strana competizione fra A. che cerca spazi di gioco sola con la volontaria e K., una mamma fondamentalmente sola, che non è riuscita, nonostante il tempo trascorso, a sviluppare relazioni con altre mamme e donne della sua età.
K. , come molte donne nella sua situazione, ha bisogno di un’amica con cui parlare e condividere pensieri ed esperienze.
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I. ha 38 anni, una figlia di 14 e un bambino di 3. Scappata dal Perù e da una vita di stenti e di fatiche, dove manteneva da sola la sua famiglia, ha trovato casa e lavoro grazie alla solidarietà delle associazioni del suo quartiere milanese. Instancabile lavoratrice, nonostante i molteplici problemi legati a permessi e formalità burocratiche italiane, è riuscita dopo anni a regolarizzare la propria situazione e quella dei suoi figli solo con la tenacia e la fiducia in chi l’ha accolta e supportata. I. è per tutti un grande esempio di resilienza perché insieme a molte mamme con storie molto simili alla sua, è riuscita a dare un’occasione di vita nuova a sè e ai suoi figli. A. ha più di 40 anni, italiana, tre figli, l’ultimo dei quali ancora piccolo, separata da un uomo violento. A. ha un passato difficile perché ha trascorso la propria infanzia in diversi contesti affidatari. Ora si fida solo di se stessa e teme per i propri figli. Lavora, ma non è sempre sufficiente a mantenere dignitosamente la sua famiglia.
Poi ci sono molte altre donne che non hanno una vita precaria, né esperienze drammatiche eppure si sentono sole, disorientate nella fase in cui i figli, ormai cresciuti, vivono fuori casa.
Le donne sono molto esposte a questo tipo di fenomeno: solitudine e abbandono perché è molto naturale investire emotivamente, oltre che concretamente, nella maternità e nella vita familiare, fino al punto di scordare se stesse.
Si diventa così brave ad accudire l’altro che si finisce per dimenticarsi dei propri bisogni.
Fino a quando arriva il momento in cui si percepisce un senso di vuoto interiore a cui non sempre sappiamo dare un nome; pensiamo di essere solo molto stanche o magari disamorate e invece ci sentiamo sole.
La vita di coppia e la maternità sono esperienze incredibili e molto gratificanti, ma nessuna madre dovrebbe dimenticare che, prima di tutto, siamo donne e siamo persone. Non spaventiamoci davanti a questi sentimenti disorientanti, impariamo a riconoscere i nostri limiti e i nostri bisogni e prendiamoci cura di noi stesse, a partire dalla condivisione con le altre donne che conosciamo. Riconoscere quello di cui abbiamo bisogno è sempre il primo passo verso tutte le guarigioni.