In queste settimane, in tutte le scuole italiane vengono consegnate le pagelle.
Ieri ero con una bambina di 7 anni che ha guardato la sua pagella sul cellulare della mamma nella sala d’attesa di uno studio medico.
In passato la consegna delle pagelle era un rito; scandiva un tempo e uno spazio per studenti piccoli e grandi. I più piccoli si recavano a scuola e ritiravano il prezioso documento direttamente dalle mani della singola maestra o del coordinatore di classe per le scuole medie. Seguivano almeno dieci minuti di colloquio a testa in cui insegnante genitore e figlio si scambiavano reazioni e riflessioni a caldo e alla fine si tornava a casa con una pagina di storia, la propria. Alle scuole superiori, che oggi chiamiamo secondarie di secondo grado, le pagelle venivano consegnate direttamente agli studenti in classe con tanto di pacca sulle spalle come segno di stima per chi aveva lavorato con impegno o come incoraggiamento a chi aveva bisogno di più tempo per arrivare ai risultati sperati.
Il registro elettronico ha polverizzato il tempo e lo spazio di questi momenti di passaggio.
Voti, giudizi ed ora?
I voti, fino a qualche anno fa, erano aggettivi qualificativi come buono, discreto, ottimo. Sufficiente o insufficiente erano forse le parole meno comprensibili per un bambino delle scuole elementari, che oggi chiamiamo primarie. I giudizi sono arrivati storicamente dopo i voti perché all’inizio dei tempi c’erano i numeri a descrivere mesi e mesi di lavoro in classe e a casa: dal 4 al 10 dove i 4 facevano tremare e i 10 decisamente volare. I voti sono sembrati insufficienti a spiegare il lavoro di tanti mesi e sono stati soppiantati dai giudizi che in fondo io amavo perché erano quanto meno chiari cioè comprensibili anche a un bambino. Oggi le pagelle dei nostri studenti sono pieni di avanzato intermedio e base vocaboli del tutto privi di personalità, privi di emozione, ma del resto stiamo spersonalizzando i ruoli materni e paterni …, cosa potremmo aspettarci di diverso?
Siamo nell’era della fluidità e della neutralità in cui possiamo essere tutto o niente, in cui anche le parole si fluidificano perdendo la loro intensità.
Ieri in quella sala d’aspetto dopo avere ascoltato la sua mamma leggere per ogni materia il relativo giudizio una bambina chiedeva un po’ attonita: “cosa significa avanzato? E intermedio? Sono stata brava mamma perché io
non l’ho capito …”
Ciò nonostante le pagelle sono ancora un documento importante che necessita di essere compreso soprattutto dai nostri figli; dunque è ancora un momento da celebrare.
Noi possiamo e dobbiamo trovare il modo di gratificare gli sforzi e i risultati ottenuti; dobbiamo inserire la pagella nella giusta cornice che restituisca il giusto valore all’impegno o al disimpegno dei nostri figli.
Un consiglio pratico: stampiamo la pagella e dedichiamo un momento specifico a leggerla e discuterla insieme.
di Eleonora Alvigini