Si avvicinano le prove invalsi per i nostri ragazzi. 

Sono prove che negli anni hanno scatenato discussioni animate: approvate da alcuni insegnanti e genitori, disapprovate e addirittura boicottate in alcuni casi, da altri.

Il senso delle prove invalsi è quello di poter fornire ai ragazzi un rimando sulla loro preparazione, comparandola a quella degli altri paesi europei: informazioni utili in un mondo in cui il lavoro non si trova più sottocasa e ci si trova a collaborare con professionisti da tutto il mondo. Le prove invalsi non sono sicuramente il modo migliore di valutare il livello degli apprendimenti e sono indubbiamente migliorabili, ma costituiscono pur sempre una prova importante.

Non è giusto però che attorno a questa prova si generino ansie e preoccupazioni nei genitori e nei ragazzi. Più in generale, osservo che ultimamente le valutazioni sono fonte di malessere per tanti studenti: la paura di non essere all’altezza, la sensazione che il voto non sia mai abbastanza alto, il pensiero di non poter affrontare la mole di lavoro che porta ad avere un buon risultato.

Occorre insegnare ai ragazzi che le prove, i test e le valutazioni sono vivibili, affrontabili. Come fare?

Innanzitutto ASCOLTO: osservare e nominare la tensione e la preoccupazione che rileviamo in loro.

Poi COMPRENDO: legittimare la preoccupazione, l’ansia oppure il senso di impotenza e le emozioni che circolano intorno alla prova.

Infine RISPONDO ridimensionando il significato che i ragazzi attribuiscono alla prova: ti è chiesto di restituire quanto hai compreso, è innanzitutto una verifica per te e tutto ciò che non saprai lo potrai recuperare.

Difficilissimo in un sistema scolastico fermo alla valutazione e al voto utilizzati come strumenti di punizione/premio. Ma la prima rivoluzione dobbiamo farla noi perché si riversi anche sulla scuola. Se un ragazzo vive da parte dei genitori un investimento regolato su di sé, saprà dare alla scuola il giusto peso, altrimenti sovra investirà le valutazioni che diventeranno ai suoi occhi la misura del suo valore. 

Ricordo che prima di una esibizione di fronte ad un vasto pubblico e ad una giuria importante, dissi a mia figlia e alla sua amica: “pensate di avere già vinto e regalate a questo pubblico lo spettacolo più bello che sapete fare; regalate bellezza con il vostro talento”. E vinsero!

di Francesca Rossi

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