C’era una volta una mamma che era una Super mamma.
Super mamma era sempre molto indaffarata perché faceva un lavoro importante e lavorava tanto e stava spesso al telefono. Poi non si poteva sapere prima quando sarebbe uscita o quando sarebbe rientrata a casa: non c’era mai un giorno uguale a un altro. Era bravissima perché riusciva sempre ad incastrare i suoi impegni con quelli di altre persone e così affidava la sua bambina a fantastiche babysitter, super nonne, mamme dei compagni della figlia… in questo modo Super mamma riusciva anche ad andare dal parrucchiere ogni tanto, oppure a prendersi una serata con le amiche a cena fuori.
Super mamma era una mamma bravissima perché aiutava sempre tutti, specialmente i bambini in difficoltà e i loro genitori: insieme ad altre mamme organizzava tante attività, come gite in montagna, pic nic, uscite a teatro… e offriva passaggi in auto, merende, biglietti per gli spettacoli e il suo tempo per tenere i figli delle amiche, così che anche le amiche potessero riposarsi un po’. In gita o al parco Supermamma era un po’ mamma per tutti: ascoltava e guardava tutti i bambini, distribuiva merende, chiacchierava con i grandi e recuperava caffè in improbabili bar ambulanti.
Super mamma poi organizzava petizioni e firme per chiedere un parco giochi più pulito o più grande o più divertente, firme per una mensa migliore a scuola, petizioni per ottenere un centro estivo con la piscina…; organizzava raccolte di vestiti, cibo o giocattoli per chi non ne aveva. Insomma era davvero una mamma super, instancabile, sempre presente per tutti.
E a casa, la sera, spesso passavano amici e parenti per stare in compagnia e Super mamma, sempre pronta ed efficiente, senza mai uno sguardo stanco, preparava cene golose, torte con la panna e pizze con la salsiccia.
Lucia, la sua bambina, era molto orgogliosa della sua mamma ed era contenta di tutte quelle cose belle e festose che la sua mamma organizzava. Quando Lucia disegnava la sua mamma, la ritraeva come una scia luminosa, che passava da un luogo all’altro, da una persona all’altra e quando le chiedevano di disegnare la casa con la sua famiglia, Lucia collocava la scia luminosa in tutte le stanze perché la mamma era sempre dappertutto!
Una mattina Lucia si svegliò e disse: “ciao mamma!” ma dalla bocca le uscì un urlo.
Lucia si tappò la mano con la bocca: come aveva fatto a uscire da lei un urlo del genere?
“Shhh” disse subito la mamma, “ma perché urli?”
“Non lo so!” gridò Lucia. E di nuovo si tappò la bocca con la mano. Ma che razza di volume aveva stamattina la sua voce?
Anche a scuola dalla bocca di Lucia usciva un urlo ogni volta che provava a parlare.
Fu chiaro a tutti che Lucia non riusciva più a parlare con un tono di voce normale: da quel giorno Lucia per parlare gridava. Chiedeva l’acqua e urlava, domandava in prestito una penna e strillava.
Super mamma non si perse certo d’animo! Spiegò il problema a scuola, al dottore e al logopedista alla ricerca di una soluzione: provò a dare alla figlia un decotto alla malva per le corde vocali e provò a farla cantare, ma non servì a nulla. E così Lucia divenne la bimba che urla. La mamma lo sapeva che non era colpa di Lucia, ma ogni tanto si arrabbiava e perdeva la pazienza perché tutti quegli strilli nelle orecchie facevano fare davvero fatica e a fine giornata il mal di testa era assicurato. Super mamma allora trovò questa strategia: andò nella cartoleria più bella della città e si rifornì di colori, pennarelli matite acquarelli e tempere; prese anche dei bellissimi cartoncini con la cornice decorata e propose a Lucia di scrivere invece che di parlare; così non avrebbe più gridato ma avrebbe potuto comunicare! “Che idea geniale”, pensò Lucia: “la mia mamma è proprio una Super mamma!”.
Dopo qualche tempo, una mattina Lucia si svegliò e mentre chiedeva l’acqua mostrando la scritta sul suo cartoncino, una gamba si sollevò e si abbassò velocissima, urtando lo stinco della mamma.
Lucia toccò con stupore la sua gamba.
Poi di nuovo la gamba si alzò e si abbassò veloce, urtando il polpaccio della mamma, mentre domandava dove fosse il diario. Lucia allora afferrò la sua gamba e cercò di tenerla ferma con una mano mentre mostrava il cartoncino con la richiesta del latte per la colazione, ma la gamba, forte e veloce le sfuggì e colpì la mamma.
Lucia guardava stupita le sue gambe e si domandava che cosa fosse successo, che malattia avessero per muoversi così senza controllo!
La mamma andò a scuola dalla maestra e dal preside, andò anche dal dottore per sapere come fermare quella gambetta veloce che si alza e si abbassava e urtava sempre la gamba di qualcun altro ma nessuno sapeva darle una soluzione.
Lucia si rendeva conto di avere un problema, anzi ben più di uno! Perché era un po’ stufa di non poter parlare e così aveva pensato di mettersi una cicca in bocca per cercare di urlare di meno, aveva provato anche a stare zitta per un giorno intero ma la voce era sempre lì, troppo forte. Poi aveva provato a legarsi un nastrino alla gamba per ricordarsi di controllarla, ma la gamba non ne voleva sapere di ubbidirle. Allora aveva provato ad attaccarci un peso, ma la gamba era forte e si muoveva ugualmente; alla fine Lucia aveva optato per un bastone fasciato attorno alla gamba come una stecca che impedisse alla gamba di muoversi… ma nulla: la gamba si alzava veloce, scattava, colpiva e tornava al suo posto.
Un giorno un nonno che passava dai giardini vide Lucia che chiedeva alla mamma il gelato mostrando il cartoncino e colpendole la gamba.
“Ma Signora! Sua figlia la prende a calci!” disse il nonno che passava, un po’ seccato da quella visione di una bimba che prende a calci la mamma.
Super mamma rimase davvero colpita da questa affermazione: “Ma assolutamente no!” rispose Super mamma. “Non è evidente che ha un problema questa mia povera bambina? Siamo stati anche dal dottore ma nessuno sa capire che malattia abbia!”.
Il nonno scosse la testa e disse: “A me sembra solo che tiri calci!” e se ne andò borbottando qualcosa a proposito dei giovani d’oggi e dei suoi tempi, che quelli sì erano bei tempi!
Passò ancora un po’ di tempo senza che nessuno trovasse una cura per la misteriosa malattia di Lucia.
Un giorno stanca di saltellare col bastone e andare in giro con tutti quei cartoncini e quei colori, Lucia rintracciò la sua mamma che distribuiva i gelati alla festa della scuola, le si mise davanti e fermò quella Super mamma sempre indaffarata e disse: “Non ne posso piùùùù”; ovviamente lo disse urlando e tirando calci.
Allora Super mamma fece una cosa mai vista fino a quel momento: lasciò il carretto dei gelati, se ne infischiò della coda, delle proteste e delle richieste di chi era in attesa di avere il suo gelato. Prese in braccio la sua bambina e andò a sedersi con lei su una panchina: Super mamma la coccolò, sciolse la benda che steccava il bastone alla gamba, accarezzò quelle belle gambine lunghe e piene di musco letti, le cantò una dolce canzone sottovoce. Super mamma pensò che la sua bambina adesso aveva bisogno di lei, ma si sentiva impotente perché non sapeva curarla. Lei che aveva sempre risorse ed energie per tutti, lei che offriva sempre soluzioni e si dava da fare per tutti, adesso non sapeva cosa fare per aiutare la sua bambina.
Intanto Lucia, cullata dalle braccia e dalle carezze della mamma, innata dalle sue canzoni, si addormentò. Super mamma allora spense il telefono perché nessuno disturbasse il sonno della sua bambina, tenne lontani tutti facendo cenni con le mani che adesso non era disponibile per raccogliere fiori e fare una ghirlanda per il compleanno di qualcuno, disse che non poteva andare a prendere la carne per il bbq, disse che adesso doveva cullare la sua bambina.
E pensò che se cullare la sua bambina non le permetteva di aiutare tutto il mondo, le permetteva di almeno di stare insieme alla sua bambina sofferente. Super mamma sentì che la scia luminosa che la contraddistingueva e con cui la sua bambina la rappresentava si stava spegnendo. La scia diventò sempre più fioca e scomparve. Super mamma smise di essere una super mamma e diventò semplicemente una mamma.
Quando Lucia si svegliò tra le braccia della sua mamma notò che non aveva più la scia luminosa, e notò anche che la sua mamma era lì, ferma, seduta sulla panchina e non stava nemmeno facendo altro! Non era al telefono, non stava leggendo, non stava studiando cinese né stava facendo la spesa on line. Era lì, ferma, con la sua bimba in braccio e la guardava! Guardava proprio lei, Lucia!
La bimba pensò che era bello avere una mamma senza la scia luminosa, che stava lì con lei a guardarla. Lucia si rese conto di avere sete, cercò i cartoncini ma si ricordò di averli abbandonato da qualche parte. Allora chiese l’acqua usando la voce e non sentì nessun grido, nessun urlo: la sua voce era tornata quella di sempre, modulata nel tono e nel volume, era tornata normale! E le sue gambe erano rimaste ferme, nessun movimento improvviso, nessun calcio incontrollato!
Lucia guardò sorridendo la sua mamma, la abbracciò forte e le sussurrò all’orecchio: “sei proprio la MIA super mamma perché mi hai guarita!”.
Super mamma senza più la scia sorrise e decise che era arrivato il momento di godersi un bel gelato insieme alla sua super bambina che le aveva insegnato a lasciare la scia per esserci davvero.
Storia originale di Francesca Rossi
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