C’era una volta una bellissima principessa di nome Costanza, che fu la gioia infinita dei suoi genitori non appena venne al mondo. Veniva coccolata, ricoperta di vestiti meravigliosi, riempita di dolcezze che il pasticcere più bravo del regno preparava apposta per lei, riceveva giocattoli provenienti da tutte le parti del mondo, creati per lei dai mastri giocattolai più famosi.
La piccola principessa però aveva qualche difficoltà a godere di tutto quello che i genitori ottenevano per lei, perché il re e la regina erano ciechi. Eh sì avete capito bene. Erano ciechi e non potevano vedere nulla, era tutto buio per loro. Il problema era ancor più grave perché i due regnanti erano convinti di vederci benissimo e non tolleravano che qualcuno li aiutasse, tantomeno gli offrisse occhiali da vista o peggio ancora che li correggesse mentre facevano cose bizzarre dovute alla loro cecità. Chi osava far notare loro questo difetto rischiava la poltrona e a volte anche la vita!
Così spesso il re e la regina si sbagliavano: quando era ora dei dolcetti davano alla piccola principessa i giocattoli da sgranocchiare; quando era ora del bagnetto riempivano di panna montata la vasca da bagno; quando bisognava vestirsi eleganti per un ricevimento la piccola principessa si ritrovava sommersa di bagnoschiuma….
Insomma la sua mamma e il suo papà proprio non vedevano quello che poteva servire alla loro principessa e le davano certamente tante cose buone, ma nel momento sbagliato…e così non erano più nemmeno tanto buone!
La piccola principessa, che era anche molto intelligente, cercava di non dispiacere ai suoi genitori ma allo stesso tempo…bhè lo capite anche voi che non poteva certo andarsene in giro nuda ricoperta di bagno schiuma, né poteva sgranocchiare giocattoli al posto del torrone…
Così Costanza imparò a non dispiacere ai suoi genitori ma imparò anche a sopravvivere: accettava i giocattoli al posto dei dolci, i dolci al posto del bagno e il bagnoschiuma al posto dei vestiti, ma poi, appena riusciva, veloce come il vento, si infilava abiti veri sopra alle bolle del bagnoschiuma, sgattaiolava di nascosto in cucina alla ricerca di un buon biscotto mentre infilava il trenino di legno sotto il tavolo, saltava fuori dalla vasca da bagno e si puliva come poteva dalla panna montata zuccherosa.
Che vita faticosa! Povera Costanza! Non si sentiva mai tranquilla: non voleva risultare disubbidiente e ingrata ai suoi genitori, ma non si sentiva mai sfamata, lavata o vestita a dovere col risultato che ogni volta si sentiva un po’ troppo diversa dai suoi amici, un po’ fuori posto, un po’ troppo in disordine….insomma non si sentiva adeguata al titolo di principessa che le toccava portare! Finì così col temere non solo il giudizio dei suoi genitori, ma anche quello di tutti gli altri.
Un giorno le spuntò un fungo sulla pancia, dopo qualche tempo le comparvero sul corpo ciuffi di prezzemolo e dopo un paio di mesi la povera Costanza aveva al posto dei capelli spaghetti al sugo. Furono chiamati tutti i luminari del regno, che dopo un lungo consesso dichiararono che la principessa era malata di nostalgia. Ma nostalgia di cosa? Non seppero dirlo e suggerirono che Costanza intraprendesse un lungo viaggio per trovare la cura alla sua nostalgia. Le consigliarono di provare con bagni di foglie nel bosco, con passeggiate nei musei delle città più importanti, con immersioni in mari esotici e scalate sui ghiacciai.
La povera Costanza provò di tutto, fece addirittura bungee jumping dai grattacieli e si rotolò nei sacchi di farina del fornaio più rifornito del regno, provò a dipingere i muri delle case con i colori dell’arcobaleno….ma nulla funzionò. I suoi ciuffi di prezzemolo, i suoi spaghetti e il suo fungo restavano lì.
Sconsolata decise di ritirarsi in un paese lontano in cui nessuno la conoscesse; trovò posto come cameriera in una caffetteria e con la sua divisa riusciva a nascondere tutte quelle stranezze del corpo, segno di una nostalgia indefinita.
Costanza sapeva soddisfare le esigenze dei clienti più pretenziosi grazie alle abilità che aveva acquisito da piccola per non scontentare mai i suoi genitori; sapeva trovare soluzioni creative al menù, come da sempre trovava soluzioni creative per ovviare ai pasticci dei suoi genitori; a palazzo aveva imparato a gestire complessità e ansia e ora riusciva a mantenere calma, grazia e sorriso anche nelle ore di punta quando il locale era affollatissimo e le ordinazioni erano tantissime. Era molto brava nel suo mestiere, anche se non se ne rendeva conto perché era troppo occupata a nascondere tutte le sue stranezze e temeva sempre che gli altri sospettassero qualcosa.
Un giorno un principe che tutte le mattine andava alla caffetteria di Costanza per degustare i suoi cappuccini, si innamorò di lei. Le portò un mazzo di rose bianche come la neve, le scrisse un biglietto d’amore rosso come il cuore e le dichiarò il suo amore.
“E’ solo una povera favola” rispose Costanza, triste e spaventata .
“Che cosa vuoi dire?” chiese sconvolto il principe, che era talmente innamorato che si sarebbe buttato nel fuoco rovente per la sua bella.
“E’ una povera favola…perché tu non puoi amarmi. Ti illudi, ma quando scoprirai davvero chi sono, non mi amerai più. Lasciami i fiori e il tuo biglietto d’amore perché io possa, almeno ogni tanto, ricordare questa povera favola”.
Costanza se ne andò temendo di aver detto troppo e convinta di non essere degna dell’amore del principe, lei che aveva funghi, prezzemolo e spaghetti sul suo corpo.
Il principe Tommaso però era molto determinato a conquistare il cuore della bella Costanza e decise di scoprire chi fosse davvero la sua amata, per dimostrarle che lui l’avrebbe potuta amare. Così Tommaso seguì Costanza fino a casa: dalla finestra la vide mettere in un vaso le rose bianche, incorniciare il biglietto d’amore e asciugarsi una lacrima furtiva.
“Questo è troppo!” pensò Tommaso, che era un vero principe e non tollerava vedere la sua amata piangere. Irruppe in casa di Costanza proprio mentre la principessa si toglieva la divisa e vide i suoi capelli di spaghetti al sugo, il suo fungo spuntare dalla maglietta e i ciuffi di prezzemolo sulle braccia.
Costanza andò a nascondersi dentro l’armadio e disse che non sarebbe uscita mai più. Tommaso allora si sedette accanto all’armadio e le parlò dolcemente attraverso l’anta socchiusa: “Costanza non avere paura perché io posso amarti davvero. Gli spaghetti al sugo sono il mio piatto preferito, soprattutto con i funghi trifolati e il prezzemolo sopra!”
Costanza allora raccontò la sua storia e di come si era ammalata di nostalgia di qualcosa ma nessuno sapeva di che cosa. Pian piano prese coraggio e ogni tanto socchiudeva l’anta sempre di più.
Alla fine Costanza si decise a uscire dall’armadio e… “non hai più nulla!” disse stupito Tommaso.
Costanza finalmente aveva trovato soddisfazione alla sua nostalgia, che era nostalgia di essere vista, guardata da occhi vedenti che la abbracciassero.
E così Costanza e Tommaso coronarono questa povera favola con un bel matrimonio…e inutile dirlo, la portata principale del banchetto di nozze fu un piatto di spaghetti al sugo di funghi con una spruzzata di prezzemolo.
Le fiabe sono originali e di proprietà intellettuale di Francesca Rossi.