Fragili, sregolati, impauriti, tirannici, svogliati. Li vorremmo indipendenti e coraggiosi, dopo averli accuditi sostituendoci a loro completamente perché non sentissero la fatica, eliminando la frustrazione dalle loro esperienze e rimandando il più possibile il significato di responsabilità.
In effetti siamo bizzarri noi genitori: pensiamo ai figli come a vasi vuoti da riempire con qualche parola detta bene, case affollate di oggetti, e sentimentalismi evanescenti. Invece sappiamo che nasciamo tutti da un lungo viaggio, pieno di incognite, che veniamo al mondo con fatica, che il gioco più amato è sporcarsi le mani di terra e di colori, che con gli amici non c’è piacere senza una sfida. Che la vittoria più sospirata e soddisfacente è quella più sofferta.
Sappiamo che non ci sono emozioni inutili, che insegna più un insuccesso che un successo, a patto di volerlo affrontare. Che la fame stimola appetito, anche quello creativo e che non c’è vita senza il desiderio.
Imparano a guardare e ad ascoltare attraverso gli occhi, le orecchie e il cuore di mamma e papà. Hanno fame e sete di conquiste e la migliore protezione che possiamo dare loro, dopo l’esempio, è la fiducia.
Ogni bambino ha diritto a trascorrere i primi 13 anni a riempire la cassetta degli attrezzi con cui poter affrontare la vita da lì in avanti e siamo noi adulti, genitori, insegnanti, educatori, responsabili delle comunità che guidiamo, a fornire loro gli strumenti che si ritroveranno in quella cassetta.
Ogni adulto ha il dovere di crescere bambini curiosi, emotivamente regolati, coraggiosi, resilienti, felici. Non c’è un modo solo per farlo, ma di sicuro la domanda è sempre la stessa per tutti: quale è il vero bene per mio figlio?
Se voglio che diventi sempre più capace di fare da solo: tenerlo nel lettone fino alla pubertà lo aiuterà? Vestirlo, allacciargli le scarpe non perché non lo sappia fare da solo, ma perché è il “nostro rito”, lo aiuterà? Se desidero che sappia affrontare con intraprendenza e fiducia una prova si deve poterlo mettere nelle condizioni di imparare a farlo. Ad ogni età e con la giusta gradualità si può fare!
Quando è il momento giusto?
Per capirlo occorre osservare, proporre e incoraggiare. Osservare ci consente di comprendere quali sono le capacità che progressivamente un bambino acquisisce dandoci un’idea anche di ciò che potrebbe saper fare. Proporre comunica fiducia nelle sue capacità e fornisce occasioni di riuscita. Incoraggiare fortifica questa fiducia e favorisce lo sviluppo di una maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità.
Armiamoci di coraggio e affrontiamo le nostre paure quando sentiamo che queste frenano il processo di crescita e di autonomia dei nostri bambini. Anche attraverso il confronto con chi ci può aiutare.
di Eleonora Alvigini