Trasmettiamo il comunicato stampa per la app Convy School di cui la nostra psicologa Francesca Rossi ha curato gli aspetti formativi e piscologici.

BlueWhale, Blackout Challenge ed EyeBalling: sono solo alcuni dei nuovi fenomeni online che raccontano l’evoluzione del Cyber bullismo. Sfide estreme e prove di resistenza ad alto tasso di rischio, spesso con effetti nocivi anche sulla salute, lanciate ai ragazzi facendo leva sul meccanismo del ricatto psicologico: “Se non superi la sfida, non sei degno di far parte del Gruppo”. Le prove online coinvolgono, in genere, persone che si filmano mentre fanno qualcosa di difficile e che condividono online i video per incoraggiare gli altri a ripetere le stesse azioni. Fra quelle più gettonate c’è, ad esempio, la Blackout Challenge, che prevede lo stringersi una corda intorno al collo per testare la propria resistenza.

1 ragazzo su 5 ha partecipato a Challenge online

Secondo i dati racconti da un sondaggio di Skuola.net su 1.500ragazzi di scuole medie e superiori, più di 1 giovane su 6 conosce la Blackout Challenge, che prevede lo stringersi una corda intorno al collo per provare la propria resistenza. Come? Il 31% attraverso letture sul web, il 25% tramite video postati sui social, il 17% per il passaparola dei coetanei. Ma il dato più allarmante riguarda chi dalle parole è passato ai fatti: tra i ragazzi «informati», quasi 1 su 5 – il 18% – afferma di aver anche partecipato al «gioco». Ancora di più quelli al corrente dell’esperienza di qualcuno che ha sperimentato il brivido della morte apparente: il 30%, quasi 1 su 3.

Esperienze adrenaliniche oltre la normalità…

Sentirsi parte di un gruppo, cercare di attirare l’attenzione, ma soprattutto, l’esigenza di andare oltre la normalità – anche a costo di compiere atti di sfregio ai danni di Scuola,Famiglia, Istituzioni, diventando protagonisti di esperienze adrenaliniche: sono queste le motivazioni che attirano gli adolescenti nella trappola delle Challenge online. Stando sempre alla rilevazione di Skuola.net, il 56%vuolefare un video da far diventare virale online, il10% vuole divertirsi in modo alternativo, l’8% provare la sensazione di incoscienza promessa e il 5% stare male per saltare qualche giorno di scuola. Infine, il 21% non sa dare una giustificazione.

I consigli della Psicologa

Sensibilizzare i ragazzi e le famiglie è il primo passo per prevenire questi pericolosi fenomeni, che nei casi più gravi, vanno subito denunciati alla Polizia Postale(www.commissariatodips.it).Ed ecco a seguire una Top 5 di consigli della nostra psicologa Francesca Rossi, tra le fondatrici di Easy Family Space:

  1. Sensibilizzare i ragazzi sui rischi ai quali si espongono partecipando alle Challenge: un dialogo sereno è fondamentale, sia in famiglia che a scuola;
  2. Prestare attenzione ad eventualicambiamenti di comportamento degli adolescenti: chiusura, mancanza di comunicazione, atteggiamenti aggressivi immotivati, insonnia, inappetenza, variazioni significative nel peso, atti di auto lesionismo, etc.
  3. Monitoraggio dell’uso di Social e Appper aiutare i ragazzi a intercettare i canali pericolosi: è importante che gli adulti non si lascino ingannare dalle competenze tecnologiche dei figli perché queste non sempre vanno di pari passo con la capacità, legata alla maturità cerebrale, di comprendere i rischi di alcune proposte. I ragazzi – illusi dal fatto che “lo hanno fatto altre persone” – rischiano di non riuscire a valutare i pericoli in cui incorrono. L’idea di poter controllare sempre la situazione è illusoria. Inoltre, spesso non vengono considerate le reazioni del pubblico – ad esempio, la vittima di uno scherzo potrebbe reagire in modo violento, oppure gli spettatori potrebbero incitare a fare azioni sempre più pericolose.
  4. Tenere sotto controllo le amicizie e il gruppo di riferimento: Il desiderio di appartenenza ad un gruppo può essere molto forte e, in alcune situazioni, i ragazzi si scoprono disposti a tutto pur di appagare questa esigenza. Lungi dall’esercitare un controllo che risulterebbe invasivo, porre attenzione alle relazioni dei ragazzi consente ai genitori di monitorarne anche la qualità. Una buona occasione anche per “testare” l’autostima dei figli ed, eventualmente, rinforzarla, perché possano sentirsi apprezzati e benvoluti, trasferendo questo sguardo benevolente anche nel loro modo di vedersi.
  5. Affidarsi a piattaforme ed App che possano aiutare il ragazzo se in difficoltà e in tempi rapidi, come l’AppConvy School.

Convy School in breve…

Nata dall’intuizione di Valerio Pastore, esperto di sicurezza informatica e crittografia militare, Convy School è la prima App digitale per prevenire bullismo e cyber bullismo e si basa su una tecnologia in grado di aiutare le scuole ad applicare le disposizioni contenute nel Legge N. 71 del 2017. Funziona come una Chat, con un’interfaccia semplice e intuitiva ideale da usare anche da Smartphone. La licenza d’uso della App viene concessa alle Scuole primarie e secondarie, per le quali il primo anno di utilizzo è gratuito. Possono usare la App solo gli studenti il cui numero di cellulare é stato abbinato al numero di licenza della Scuola di appartenenza. Convy School consente ai ragazzi di denunciare i casi di vessazioni ai referenti scolastici in totale sicurezza, perché dopo soli cinque minuti i messaggi si auto distruggono. Inoltre, il software racchiuso nella App è dotato di una intelligenza semantica che percepisce il tono delle segnalazioni, che arrivano ai docenti contrassegnate da semaforo verde o rosso in base al livello di gravità. Oggi hanno aderito al progetto Convy oltre 400 scuole in tutta Italia. Fra i partner del progetto Convy School figurano: Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), Lega Pro, Osservatorio Nazionale Bullismo e Disagio Giovanile, Federazione Italiana di Atletica Leggera, Fondazione Torino Wireless, F.I.R. Italia (Federazione Italiana Rugby), Corecom Lazio e Corecom Lombardia.

Per maggiori informazioni:

www.convyschool.com

www.facebook.com/convyschool

Share This