Giocare è funzionale allo sviluppo evolutivo, cognitivo e psicologico di tutti i bambini.

Mamma e papà giocano con i propri figli fin dai primi mesi di vita a far loro il solletico o a cavalluccio. Giocano lasciando la presa per poi riacchiapparli, giocano con i suoni della voce e con le espressioni del viso; si gioca con il corpo e con il movimento: a rincorrersi, a nascondersi, a dondolarsi, ad arrampicarsi e in tutte quelle espressioni psicomotorie di cui il bambino ad ogni età è capace. Si gioca coprendosi il viso per poi riapparire qualche istante dopo, a nascondere gli oggetti per poi farglieli ritrovare.

E, a mano a mano che si diventa grandi, si gioca con gli oggetti che cascano e fanno rumore, che rotolano e rimbalzano, che si lanciano per colpire altri oggetti o per fare canestro.

Si gioca a fare finta di cucinare o di andare in ufficio; a travestirsi da mamma papà o dai personaggi delle fiabe e dei super eroi. Si gioca con le bambole, i pentolini e gli oggetti di uso comune che ricordano la quotidianità, ma anche le macchinine, gli animaletti in miniatura, i soldatini, la carta, la stoffa e i colori. 

Non appena si presenta l’occasione, i coetanei prendono il posto dell’adulto e diventano i migliori compagni di gioco possibili. Si gioca per imparare a stare al mondo: il gioco avvicina i bambini alla realtà nella modalità più accettabile e tollerabile, corrispondente alle loro capacità di comprenderne i significati.

Giocando si impara…

Nel gioco si comprendono il principio di causa effetto, la differenza fra dentro e fuori, sopra e sotto, vicino e lontano, davanti e dietro (principi topologici) e i concetti legati alla geometria: prospettiva, orizzontalità e verticalità (principi euclidei).

Si apprendono le abilità spaziali e le capacità di comprendere le relazioni tra oggetti e spazio. Una  ricerca, condotta dall’Università di Chicago, ha evidenziato che giocare con i puzzle e/o gli incastri facilita maggiormente la possibilità di sviluppare l’abilità di trasformare mentalmente le forme, predittore delle prestazioni logico-matematiche.

Il gioco, insieme alla relazione, è il principale motore dello sviluppo psicologico e sociale del bambino ed è mediatore fra sé e la realtà. Per questo motivo i bambini utilizzano proprio questo spazio personale per comunicare le proprie emozioni e mettere in scena vissuti piacevoli o traumatici. Non è raro che un problema inespresso possa rivelarsi attraverso un gioco simbolico, motorio o creativo.

Nel gioco il bambino guida e l’adulto ascolta, osserva e segue, per quanto possibile, le sue indicazioni senza interferire se non c’è pericolo, ma con rispetto e attenzione per ciò che il bambino vive e comunica. Non è sempre necessario giocare tutto il tempo con i propri figli se questo non è richiesto, ma certamente rimanere in ascolto di quello che portano in quel momento, dei contenuti che costruiscono e inventano e delle emozioni che vi investono, può dire molto all’adulto del proprio figlio.

di Eleonora Alvigini


Consigli pratici

  • Fino a 3 anni il gioco è scandito dal movimento, dalla mimica e dai suoni. Ogni cosa può essere utilizzata per stimolare il linguaggio o il movimento.
  • Dai 3 ai 6 anni giocare con gli oggetti simbolici della quotidianità è fra le modalità preferite dei bambini insieme al movimento e alle prime costruzioni.
  • Dai 6 anni oltre al gioco di costruzione e creativo, diventano ricercati i giochi di squadra e lo sport.
  • Non fermate un gioco se non è pericoloso o di cattivo gusto, ma quand’anche lo facciate chiedetevi sempre perché vostro figlio ha scelto un certo tipo di gioco.
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