Di Eleonora Alvigini

Ci sono giorni, spesso settimane e a volte mesi, in cui si ritorna a casa con tutte e due le gambe e le braccia, la schiena e le spalle, con il corpo, certo, ma senza la mente.

In automatico facciamo la spesa, passiamo in tintoria, organizziamo serate, prepariamo la cena ma solo con il corpo, perché il pensiero rimane ingabbiato in qualche situazione non ancora risolta: in un appuntamento di lavoro, in una riunione da preparare, in quello che è successo durante il giorno, nelle frustrazioni e nella stanchezza accumulata. In effetti la maggior parte di noi trascorre più tempo al lavoro che a casa, più tempo con i colleghi o i clienti che non con il proprio marito, o moglie, o con figli. Così si entra e si esce da situazioni in cui è inevitabile lasciarsi coinvolgere e il rischio, poi, è quello di non rientrare in tempo col pensiero nel luogo che ci appartiene di più, quello in cui siamo chiamati prioritariamente ad essere noi stessi.

Se al rientro a casa non si ha un pensiero caro che protegge, che si sa difendere da tutto quello che non c’entra, non si sarà davvero tornati nel posto che si è volontariamente scelti, non si avrà la giusta attenzione per le persone che si amano e che aspettano il nostro ritorno. Non si saprà ascoltare davvero, non ci si ricorderà un racconto, un’emozione, una risata particolare o chissà quanto altro.

Il burnout quotidiano è questo ingolfamento, anche emotivo, che ci toglie energie e ci condiziona nelle relazioni affettive. Toglie il gusto e l’occasione di vivere fino in fondo gli sguardi, le risate, gli abbracci perciò, ad esempio, possiamo dimenticare di chiedere aiuto in cucina, rimanendo assorti in mondi paralleli fino a quando, come se scoppiasse una bolla, ci si sveglia improvvisamente stupiti e, spazientiti, ci lamentiamo di essere soli.

Se ci si ritrova soli è perché, spesso, abbiamo lasciato la mente su qualche scrivania, o dentro a qualche cassetto, o concentrata su qualche relazione, o in posti che sono importanti certamente, ma che rischiano di diventarlo di più dei momenti trascorsi con le persone che ci amano e che ci aspettano.

Tutti abbiamo bisogno di essere pensati per sentire di essere amati.

Allora uno sguardo, una telefonata o un qualsiasi altro gesto, perfino il più semplice, potrà avere realmente un senso di pienezza: dal saluto al lavare i piatti, dal racconto della giornata al lavarsi i denti, tutto si farà più volentieri e non perché lo imponga una regola, ma perché diventa il modo logico e naturale di chi si vuole bene davvero.

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