C’era una volta un pesciolino d’argento che abitava in fondo al mare. Nel mare dove abitava non c’erano squali o orche marine, non era un mare pericoloso: era un mare tranquillo, con qualche scoglio sul fondale e alghe che fornivano un buon posto per giocare a nascondino, popolato da tanti pesciolini colorati, granchi e qualche medusa bella come una ballerina ma pericolosa perché pizzicava chi la sfiorava. Ormai il pesciolino d’argento era diventato abbastanza grande per andare a spasso con i suoi amici: aveva imparato a non scontrarsi con gli altri pesci, a trovare la strada di casa e a schivare le meduse. Inoltre il piccolo pesciolino d’argento aveva iniziato anche un corso per imparare a suonare la tromba ed era ormai diventato bravo anche a suonare pezzi lunghi. Insomma la mamma e il papà, le maestre, i compagni… avevano insegnato tante cose al piccolo pesciolino e lui era molto bravo e aveva imparato tutto.

Però il piccolo pesciolino d’argento tutte le notti si alzava dal suo letto e andava a infilarsi nel lettone di mamma e papà, dicendo che aveva paura degli squali. I genitori lo rassicuravano che in quel mare non c’erano gli squali, ma…niente da fare. Il pesciolino d’argento voleva andare nel lettone.

Di giorno il pesciolino andava a scuola e poi giocava con i suoi amici. Ma un giorno arrivò a casa tutto arrabbiato: “ io non gioco più con i miei amici! Sono cattivi!”

“cosa è successo?” chiese la mamma

“fanno sempre le gare di velocità e non vinco mai! Uffa!”

Così il pesciolino raccontò di svariati episodi in cui lui era sempre l’ultimo nelle gare e perdeva spesso nei giochi. E si era arrabbiato. Così decise di non uscire più: “Voglio restare piccolo e restare per sempre con la mamma!”

Un giorno la nonna andò a trovarlo perché il pesciolino era molto annoiato a furia di stare a casa da solo.

Il nonno  gli disse: “Pesciolino d’argento, è la paura che ti frega! Tu hai paura di non essere il più bravo di tutti e allora ti arrabbi ogni volta che perdi! Ma guarda che la mamma, il papà ed io ti vogliamo sempre bene, non ci importa se vinci o perdi! E tu dovresti pensare a divertirti, non dovresti preoccuparti di essere il più bravo. Si diventa bravi con l’allenamento, poco per volta. Ti ricordi quando hai iniziato a suonare la tromba? Il primo giorno non sapevi nemmeno fare una nota, poi piano piano a furia di esercitarti hai imparato qualche nota, poi qualche melodia breve e adesso invece suoni pezzi più lunghi e difficili! È la stessa cosa: se mai esci a giocare a misurarti con gli altri, mai ti allenerai e mai potrai migliorare”

Il piccolo pesciolino d’argento ci pensò: in effetti era sempre preoccupato di dimostrarsi bravo, il più bravo. Allora decise di provare e uscì di nuovo con i suoi amici, ma di nuovo perse la gara di velocità e tornò a casa arrabbiato e deciso a non uscire più. Poi ripensò alle parole del nonno e ci riprovò. Piano piano, per tentativi e nuove fughe, giorno dopo giorno il pesciolino imparava a stare con gli altri, scegliendo di avere coraggio: si allenava, si allenava a stare con gli altri senza spaventarsi quando non era il più bravo di tutti.

Il pesciolino cominciò a rischiare: un giorno accettò di partecipare ad una gara di velocità, un altro giorno fece una gara di capriole, e poi anche una partita di palla a nuoto e il piccolo pesciolino fece qualche buon passaggio, ne sbagliò altri, fece un goal e prese tanti pali.

Però si divertì.

E all’improvviso non sentì più il bisogno di andare nel lettone.

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